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Farmacikiller

La Repubblica, 10 Novembre 2008

Lotta senza quartiere ai farmacikiller

Il caso più recente è l’Acomplia, l’antiobesità della SanofiAventis. La settimana scorsa l’europea Emea ha chiesto la sua temporanea sospensione dal mercato perché legato a disordini mentali. Già l’americana Fda aveva rifiutato il via libera nel 2007 perché ispirerebbe depressione e propositi suicidi. L’azienda prevedeva vendite per 5 miliardi di euro da qui al 2010, e nei pochi mesi in cui è stato in commercio aveva venduto per 79 milioni. Non è che l’ultimo di un’infinità di casi: il farmacologo Silvio Garattini ha calcolato che ben 22mila specialità sono state vietate solo in Italia in 10 anni perché inutili, dannose, pericolose. Antidolorifici mortali, sciroppi per la tosse pericolosi per i bambini, gocce per decongestionare il naso a rischio di emorragia: l’ambiguità del termine farmaco (dal greco pharmacon: veleno) si giustifica. Tutto è cominciato negli anni ’60 quando si scoprì che il sedativo talidomide (Contergan o Distaval tra i nomi) era stato responsabile della nascita di 10mila bambini focomelici. I sospetti sono atroci: l’Oraflex, antidepressivo della Eli Lilly, nell’estate dell’83 fu ritirato dal mercato perché avrebbe indotto centinaia di persone al suicidio. Quando nel 2004 la Merck fu costretta a ritirare l’antireumatico Vioxx, accusato di far male al cuore, ha rischiato di finire in bancarotta per gli indennizzi miliardari cui è stata condannata. David Graham, funzionario della Fda, calcola abbia causato fra i 90 e i 140mila incidenti cardiaci solo negli Usa, 3050mila letali.
In Italia nel 2007 le segnalazioni di effetti collaterali seri di farmaci sono state 7mila, 50% più del 2006. In Gran Bretagna e Francia, 20mila l'anno. Negli Usa, scrivono gli Archives of Internal Medicine, l'uso di farmaci ha messo in pericolo 90mila persone e ne ha uccise 15mila, mentre in 7 anni salivano del 50% le prescrizioni dei farmaci. «L’aumento del consumo rappresenta un’induzione di malattia spinta dalle case e dai medici, e non è giustificato da un aumento delle patologie», dice Garattini. «Le reazioni avverse spiega Walter Marrocco dell’Aifa dipendono dal fatto che la sperimentazione vera avviene dopo che il farmaco è immesso sul mercato». Nei trial la molecola è testata su un campione troppo piccolo. «La Fda vede l'industria farmaceutica come fonte di finanziamento (ammesso dal 1992, ndr) e non come un settore che ha bisogno di supervisione», dice Richard Horton, direttore di Lancet.
In Europa il caso più grave è del 2001, quando fu ritirato il Lipobay Bayer, anticolesterolo a base di cerivastatina, accusato di provocare la rabdomiolisi, un fenomeno nel quale le cellule dei tessuti muscolari tendono a rompersi, il che mette in crisi i reni che non riescono a smaltire l’eccesso di sostanze riversate in circolo. Sarebbero 31 i casi di decesso in America e una ventina nel mondo: nel mondo hanno utilizzato questo farmaco 6 milioni di persone, in Italia 400mila. Negli anni successivi è stato ritirato il cisapride, venduto sotto i nomi di Alimix, Cipril, Prepulsid (JanssenCilag) contro il reflusso gastroesofageo: negli Usa avrebbe fatto 80 vittime. In Italia il Codacons richiese alla Procura di Roma il ritiro del Torvast, un coadiuvante per dialisi per il quale non era stata raccomandata prudenza ai pazienti con insufficienza renale. E la Procura di Torino ha aperto un’inchiesta sul Seroxat della Glaxo, causa di invalidità nei pazienti con depressioni. Nel 2002, a seguito di due morti sospette, il ministero della Salute dispose il ritiro cautelativo dei farmaci a base di sibutramina, approvata nel 1999 negli Usa e presente in Ectiva della Abbott, nel Reductil e Reduxade della Glaxo. Era un farmaco per il trattamento dell'obesità, inibitore della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina. Venne successivamente riabilitato, e ne sono state vendute in Europa un milione e mezzo di confezioni. Oggi è lunga la lista dei farmaci a rischio, dagli analgesici Cox2 (valdecoxib, lumiracoxib) sospettati di avere effetti epatici, agli antinfiammatori Celebrex della Pfizer e Prexige della Novartis. Altro farmaco sotto accusa è l’Iressa dell’AstraZeneca, una terapia contro il cancro ai polmoni, che non prolungherebbe affatto la vita dei malati. A volte le case si autodenunciano: l’Eli Lilly ha reso noto che Strattera, prescritto ai bambini per il trattamento dell’iperattività e del deficit di attenzione, ha causato gravi disturbi al fegato in due pazienti. STEFANIA MARTANI